Divorzio – Come influisce sulla previdenza per la vecchiaia

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Divorzio – Come influisce sulla previdenza per la vecchiaia

La fine di un amore è un evento doloroso per tutte le parti coinvolte e comporta conseguenze concrete, anche dal punto di vista finanziario. Il divorzio ha un impatto anche sulla situazione previdenziale. Nell’intervista, Carole Herzog, avvocata specializzata in diritto di famiglia, condivide la sua esperienza professionale quotidiana.
Divorzio – Come influisce sulla previdenza per la vecchiaia

Quali sono i tre regimi dei beni e qual è il loro significato?

  1. La partecipazione agli acquisti è il regime dei beni ordinario e si applica in assenza di un contratto di matrimonio: in caso di liquidazione del regime patrimoniale, tutto ciò che viene guadagnato durante il matrimonio deve essere diviso in parti uguali. Ciò che i coniugi possedevano, hanno ricevuto in regalo o hanno ereditato prima del matrimonio costituisce un bene proprio e non deve essere diviso in caso di liquidazione del regime patrimoniale.
  2. In caso di separazione dei beni, non esiste un fondo comune, ma entrambi i partner gestiscono i propri patrimoni separatamente. Questo regime dei beni deve essere stabilito in un contratto di matrimonio oppure ordinato dal tribunale.
  3. La comunione dei beni deve essere obbligatoriamente stabilita in un contratto di matrimonio. In questo caso, tutto ciò che non è escluso in quanto bene proprio appartiene in comune ai coniugi. Questo regime dei beni consente la massima flessibilità nella definizione di accordi personalizzati tramite un contratto di matrimonio. Ad esempio, è possibile escludere dal patrimonio comune un’azienda o un immobile.

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Non si potrebbe considerare poco romantico firmare un contratto di matrimonio? Dopotutto, ogni coppia pensa: «Siamo tra i fortunati il cui legame durerà per sempre.»

È vero, lo pensano tutti. In realtà, però, quasi la metà dei matrimoni finisce con un divorzio e la maggioranza dei coniugi decide di stipulare un contratto al secondo matrimonio, senza più pensare che si tratti di un gesto poco romantico, soprattutto dopo aver imparato la lezione dalla prima esperienza matrimoniale.

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Signora Herzog, quali questioni sarebbe opportuno chiarire ancor prima del matrimonio?

A mio avviso, sarebbe molto importante che gli sposi riflettano sulle conseguenze legali di un matrimonio. Molte persone passano magari ore a discutere del cognome o del menù di nozze, ma ad esempio non sanno che nel matrimonio sono possibili tre regimi dei beni e quali potrebbero essere le conseguenze in caso di divorzio. Se ci fosse una maggiore conoscenza su questi aspetti, molti problemi non sorgerebbero nemmeno.

Spesso noto che uno dei partner non si è mai interessato affatto delle questioni finanziarie. Tuttavia, l’assenza di conoscenza e di documentazione rappresenta un notevole svantaggio durante il procedimento, perché non si ha una chiara comprensione dei beni effettivamente presenti. Allo stesso tempo, si crea un problema quando si ha un buon piano ma questo non viene attuato nella vita di tutti i giorni, ad esempio quando tutti i pagamenti vengono effettuati attraverso tutti i conti. In questo caso, prima o poi tutte le parti in causa perdono la visione d’insieme.

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Quali sono le conseguenze di un divorzio sulla previdenza per la vecchiaia nel primo, secondo e terzo pilastro?

Se il divorzio avviene prima del pensionamento, la situazione è la seguente: nel primo pilastro, ossia nell’AVS, i redditi generati durante il matrimonio sono divisi equamente per legge, indipendentemente dal regime dei beni. Sono inclusi anche gli accrediti per compiti educativi nei confronti dei figli comuni. Questo splitting nell’AVS avviene al di fuori del procedimento di divorzio ed è regolamentato in modo chiaro, senza margine di trattativa. In caso di divorzio dopo il pensionamento, la rendita per coniugi dell’AVS viene divisa in due rendite singole. A causa del limite massimo della rendita per coniugi, la somma delle due rendite singole risulta spesso più elevata.

Il secondo pilastro è più interessante a causa della sua complessità: anche in questo caso è previsto uno splitting equo dei rispettivi averi di vecchiaia, inclusi gli interessi e, in determinate circostanze, i riscatti volontari, se il divorzio avviene prima del pensionamento. Tuttavia, esistono numerose possibilità di eccezione. Ad esempio, a seconda della durata del matrimonio o del regime dei beni, si può anche rinunciare completamente a una compensazione. In questo caso, c’è una certa flessibilità. Analogamente al pilastro 3a, gli averi di vecchiaia assegnati non possono essere riscossi, ma devono essere trasferiti nella propria cassa pensioni o in un conto di libero passaggio. Se il divorzio avviene dopo il pensionamento, la legge prevede ora anche una divisione delle rendite.

Nel terzo pilastro si applica il normale regime patrimoniale: i risparmi del pilastro 3a sono trattati allo stesso modo, ad esempio, di un conto di risparmio o di un pacchetto azionario. Vengono divisi tra i coniugi nell’ambito della liquidazione del regime patrimoniale. Tuttavia, il pilastro 3a non può essere semplicemente riscosso, poiché è disponibile solo al momento del pensionamento o in determinate situazioni eccezionali. Pertanto, i valori del pilastro 3a devono essere trasferiti in un altro pilastro 3a o deve avvenire una compensazione utilizzando il patrimonio libero.

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Cosa accade se uno dei partner diventa invalido o muore durante la fase di separazione o dopo il divorzio?

Un’invalidità influisce sul calcolo del mantenimento. Tuttavia, se il procedimento di divorzio è ancora in sospeso, le conseguenze sono più difficili da valutare. In caso di decesso, dal punto di vista legale la situazione è più chiara: con il decesso, ogni procedimento di separazione o divorzio diventa irrilevante, poiché non è più necessario.

Se il partner muore dopo il divorzio, la moglie ha comunque diritto a una rendita per vedove dall’AVS e dalla cassa pensioni, a condizione che al momento del divorzio avesse almeno 45 anni e il matrimonio sia durato almeno dieci anni. Per gli uomini la situazione è più complicata.

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Per quanto tempo al massimo devo pagare il mantenimento?

I genitori sono tenuti a provvedere al mantenimento dei propri figli fino alla maggiore età o al completamento della formazione di base. In linea di principio, entrambi i genitori sono responsabili del sostentamento dei figli. Le responsabilità di cura vengono prese in considerazione nel calcolo dei contributi di mantenimento. Tuttavia, secondo la nuova legislazione sul divorzio, le donne sono tenute a riprendere rapidamente l’attività lavorativa. In passato, i tribunali concedevano in generale un mantenimento post-divorzio fino al pensionamento ordinario nei cosiddetti matrimoni «che influenzano concretamente la vita». Con le nuove sentenze del Tribunale federale, questa questione non è più così chiara e dipende molto dalla situazione individuale.

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Quali sono le conseguenze sulla previdenza nel caso uno degli ex coniugi si risposi o in presenza di figli nati da una nuova relazione?

In tal caso, la situazione diventa complicata e si consiglia vivamente di cercare consulenza: nel primo pilastro, in caso di un nuovo matrimonio, il diritto a una rendita per vedove viene revocato. Le rendite per orfani continuano invece a essere pagate. Nel secondo pilastro la situazione è molto complessa. La legge sulla previdenza professionale LPP prevede che, in caso di nuovo matrimonio, in generale non vengano più erogate rendite per coniugi o per conviventi. Tuttavia, i regolamenti delle casse pensioni possono prevedere delle eccezioni e pertanto, in alcuni casi, può ancora essere pagata una rendita. In presenza di figli nati da una nuova relazione, la famiglia da tutelare è considerata quella nuova e i figli avranno la precedenza sull’ex coniuge in caso di decesso. In presenza di figli nati da entrambe le relazioni, la situazione diventa ancora più complicata.

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Quanto è equa la legislazione svizzera sul divorzio?

È una domanda a cui è molto difficile fornire una risposta. In linea di principio, le disposizioni in materia di regime patrimoniale sono molto eque. Sul piano pratico, tutto dipende da come i due coniugi hanno vissuto assieme. Curiosamente, il Tribunale federale adotta una posizione più progressista rispetto alla nostra società attuale. Presume infatti che entrambi i genitori vogliano educare i figli in modo paritario e che entrambi i partner esercitino un’attività lucrativa anche in presenza di figli. In generale, si può dire che gli uomini tendono a sentirsi svantaggiati relativamente all’educazione dei figli, mentre le donne per quanto riguarda il mantenimento. L’idea di equità, infatti, dipende dal punto di vista di chi osserva. Le emozioni più intense si manifestano di solito riguardo ai figli e al mantenimento. Attorno al regime patrimoniale e, in particolare, alla previdenza vi è solitamente minore coinvolgimento emotivo.

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Qual è la differenza tra separazione e divorzio?

Una separazione giudiziale nel vero senso del termine è molto rara e avviene solo in presenza di persone che desiderano evitare il divorzio, ad esempio per motivi religiosi. Per «separazione» si intende in realtà comunemente il cosiddetto procedimento a tutela dell’unione coniugale, ovvero il periodo in cui i partner vivono già separati fisicamente ma non sono ancora divorziati. Durante questo periodo si cerca una soluzione temporanea riguardante i figli, il mantenimento e la residenza. Se entrambe le parti sono d’accordo sul divorzio, è possibile divorziare in qualsiasi momento. Al più tardi due anni dopo la separazione è possibile divorziare anche contro la volontà di uno dei partner.

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Avvocato o mediazione: cos’è più vantaggioso?

Dipende dalla situazione: la mediazione è appropriata quando le parti possono discutere tra loro su un piano di parità e sono capaci di trovare una soluzione equa insieme. Se all’interno della relazione vi è invece un disequilibrio di potere a favore di una delle parti, questo si riflette spesso anche nell’accordo di divorzio.

Pertanto, personalmente, preferisco una consulenza congiunta con un avvocato o un’avvocata. Durante questi incontri, influisco regolarmente sulla discussione e dirigo il dialogo, spiegando ad esempio la probabile decisione che un tribunale prenderebbe in quella situazione. Di solito, le parti apprezzano queste informazioni, perché spesso temono di non ottenere abbastanza durante il procedimento giudiziario.

Le soluzioni alle quali due partner giungono insieme sono le più sostenibili. Se percepisco che le posizioni sono invece troppo rigide, interrompo la discussione. In queste situazioni, infatti, è spesso più pratico e costruttivo per entrambe le parti procedere il più velocemente possibile con un processo giudiziario. Personalmente, non riesco a capire come si possa permettere a una terza persona di prendere decisioni, ad esempio, riguardo ai propri figli. Tuttavia, in circostanze complesse, può risultare benefico l’intervento di un giudice che stabilisca una decisione definitiva, creando così l’opportunità di giungere comunque a un accordo.

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Quali sono gli errori più comuni che i coniugi fanno durante il divorzio?

Durante il procedimento di divorzio, il più grande errore da parte dei coniugi consiste sicuramente nel trasferire il conflitto di coppia sul piano genitoriale. Spesso, entrambe le parti si sentono profondamente ferite e i figli diventano l’unico mezzo per esercitare ancora un certo controllo sull’altra persona. Tuttavia, in questo modo, i bambini finiscono per diventare oggetto di manipolazione per gli scopi dei genitori e, alla fine, nessuno ne esce vincitore.

Sentirsi obbligati a combattere per questioni di principio, ad esempio fare di tutto per ottenere una custodia condivisa in parti uguali o negare al padre il diritto di vedere i bambini durante la settimana, può comportare costi molto elevati. Cerco sempre di spiegare alle parti che non si tratta di matematica, ma che l’accordo trovato deve essere praticabile nella vita di tutti i giorni.

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Qual è il suo consiglio personale per chiunque voglia divorziare?

Consiglio vivamente di mettere i figli al primo posto, senza mai perdere di vista le loro esigenze, anche quando si è feriti emotivamente. Personalmente vi suggerisco di documentarvi il più possibile prima della separazione. La conoscenza è un bene prezioso durante un eventuale procedimento e vi sarà molto utile per difendervi e fare calcoli oggettivi. Fatevi consigliare in anticipo, anche solo per ottenere informazioni non vincolanti. Ad esempio, presso le Federazioni Associazioni Femminili, le donne possono ricevere una consulenza preliminare a costi contenuti e senza grandi formalità, in modo da sapere cosa aspettarsi in caso di divorzio.

Nei miei colloqui con i clienti, mi rendo conto piuttosto rapidamente di quali coppie abbiano già discusso le questioni legali in anticipo, perché spesso sono in grado di trovare con più facilità una soluzione comune e costruttiva, anche a beneficio dei loro figli.

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Il caso specifico degli imprenditori e delle imprenditrici

Quali aspetti devo considerare se desidero sposarmi e sono un imprenditore o una imprenditrice?

Molte delle regole valide per le persone private si applicano anche agli imprenditori e alle imprenditrici. Chiunque possieda già un’azienda prima del matrimonio deve prestare particolare attenzione alle opzioni offerte da un eventuale contratto di matrimonio, in modo da proteggere l’impresa in caso di divorzio. In genere, anche i beni immobili fanno parte del patrimonio aziendale e diventerebbero quindi oggetto di un accordo di divorzio. È consigliabile ricorrere a una consulenza per individuare una soluzione adeguata per l’impresa in questione, facendo eventualmente anche in modo di proteggere gli investimenti effettuati nell’impresa stessa durante il matrimonio.

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Quali aspetti devo considerare se desidero costituire un’impresa durante il matrimonio?

Anche le persone già sposate possono discutere un contratto di matrimonio, per quanto, in questo caso, la loro posizione durante le trattative sarebbe ovviamente meno favorevole. Se nel contratto di matrimonio viene stabilita una separazione dei beni, in caso di divorzio l’azienda non dovrebbe essere suddivisa. Se non viene stabilito un regime dei beni, verrà automaticamente applicata una partecipazione agli acquisti, in virtù della quale tutto ciò che è stato guadagnato durante il matrimonio viene diviso, di solito azienda inclusa. Eventuali compensazioni legate al regime patrimoniale possono invece essere pagate a rate. Si tratta di un regolamento speciale volto a proteggere l’impresa.

Importante è anche la forma giuridica dell’azienda: ad esempio, in caso di divorzio è molto più semplice gestire le quote di una S.a.g.l. o di una SA rispetto a una ditta individuale. In ogni caso, l’azienda sarà coinvolta nella liquidazione del regime patrimoniale, salvo regolamentazioni diverse nel contratto di matrimonio.

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Il mio o la mia partner lavora nell’impresa. Come gestiamo la situazione in caso di divorzio?

Dal punto di vista del diritto del lavoro, di solito il rapporto di lavoro viene risolto, poiché dopo il divorzio non si desidera più lavorare insieme quotidianamente. Ciò può avere ripercussioni sul mantenimento, poiché potrebbe essere difficile per il coniuge che lavora nell’impresa trovare un posto di lavoro equivalente sul mercato del lavoro libero. Dal punto di vista del regime patrimoniale, la corretta remunerazione per il lavoro svolto nell’impresa non ha alcuna influenza.

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Quali sono le conseguenze di un’insolvenza durante o dopo il divorzio per entrambi i coniugi?

Un coniuge non è tenuto ad assumersi i debiti a nome dell’altro. Tuttavia, un eventuale passivo («segno meno») di uno dei coniugi non deve essere condiviso con l’altro. Di conseguenza, un coniuge potrebbe non ricevere nulla dall’azienda perché non vi è più alcun patrimonio, ma allo stesso tempo deve condividere i propri acquisti con l’altro. Un’insolvenza non esonera comunque il titolare dell’azienda dai suoi obblighi di mantenimento e la persona deve andare alla ricerca di un’assunzione.

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Quale consiglio darebbe agli imprenditori e alle imprenditrici?

Assicuratevi di ottenere una consulenza adeguata, idealmente prima del matrimonio e/o prima della costituzione dell’azienda. Quando tutto sarà stato chiarito, avrete la sicurezza di poter continuare la vostra attività imprenditoriale anche in caso di divorzio. L’esperienza dimostra che più si parla di questi argomenti in anticipo, meno conflitti ci saranno in caso di divorzio. E ciò è sicuramente nell’interesse di tutte le parti coinvolte.

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Carole Herzog
Avvocato specializzato FSA in diritto di famiglia

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